Revoke Consent

Il “mammuth” di Rebibbia- Scopriamo Roma

Nella zona di Casal de’ Pazzi, che si trova tra via Tiburtina e via Nomentana, nel 1981 sono state ritrovate tracce di animali preistorici.

Fino al secolo scorso, infatti, tale zona non era mai stata urbanizzata, permettendo una conservazione perfetta di reperti archeologici risalenti al Pleistocene (200.00 anni fa).

La zona era boschiva e le colline si alternavano alla pianura, creando così l’habitat perfetto per i grandi mammiferi preistorici come l’elefante dalle zanne dritte, di cui venne ritrovata una zanna di 3,5 metri di lunghezza. Sono stati dissotterrati anche i resti di ippopotami che abitavano la zona del centro Italia e che, ormai sono presenti solo in Africa.

In totale sono stati ritrovati 2.000 fossili animali e un cranio umano con le caratteristiche simili al “Neanderthal di Sacco Pastore.

Alcuni manufatti del Paleolitico, invece potrebbero essere stati trasportati da delle piene del fiume Aniene.

Attualmente è possibile trovare il museo comunale (a ingresso gratuito) dove oltre ai resti potrete trovare ricostruzioni animate della vita della zona 200 mila anni fa.

La leggenda di Romolo e Remo- Scopriamo Roma

La storia della nascita di Roma si fonde tra mito e leggenda. Tutti sanno di Romolo e Remo, della loro discendenza dalla stirpe reale di Alba Longa (vi dicono qualcosa Enea, l’Eneide e Virgilio?), nati dall’incontro tra Rea Silvia e il dio Marte. Ma sapete perchè Rea Silvia era stata costretta a divenire vestale?
Era figlia di Numitore, fratello di Amulio. Questi si contendevano il trono di Albalonga nell’antico Lazio. Quando Amulio riuscì a sconfiggere Numitore, questo costrinse la nipote a divenire vestale, così questa non potesse generare figli che potessero rivendicare pretese al trono. Marte però ci mise lo zampino e nacquero i due gemelli. Lo “zio” diede subito ordine di farli uccidere. La storia vuole che il soldato si impietosi e non riuscì ad ammazzare i due neonati, ma li mise in una cesta e li affidò al Tevere. Questa cesta arrivata sul colle Palatino venne trovata da una lupa che sentendo i vagiti, li accolse come suoi cuccioli. La leggenda continua con il fratricidio, il ratto delle sabine e quella che poi diviene storia con i successivi re di Roma.

Piccola sfida: riuscite a ricordarvi tutti e sette i re di Roma?

Il giardino degli aranci- Scopriamo Roma

Indirizzo: Tre ingressi: Piazza Pietro d’Illiria, via S. Sabina, Clivio di Rocca Savella

Zona: Aventino, rione Ripa

Epoca:: 1285-1287

Il vero nome di questo giardino, è Parco Savello e si trova sull’Aventino. Il soprannome deriva dai numerosi alberi di aranci amari e sorge dove una volta potevamo trovare il fortilizio della famiglia Savelli 8nobile famiglia romana, esistente dalla sua fondazione fino al medioevo).

La struttura attuale è stata realizzata nel 1932, durante la nuova definizione del quartiere Aventino, trasformandolo da orto dei vicini frati domenica a giardino pubblico, al fine di regalare a turisti e romani un altro splendido belvedere (assieme al Pincio e al Gianicolo).

Il viale principale, venne intitolato a Nino Manfredi, poco dopo la sua morte, nonostante le sue origini ciociare, in quanto da tutti considerato romano da adozione.

Se volete sapere dove trovare il primo arancio d’Italia, si trova proprio accanto a questo parco, clicca qui

Il giardino degli Aranci è una delle tappe del nostro city tour che ti mostra i monumenti meno conosciuti. Scopri Unusual tour.

Una gatta speciale- Scopriamo Roma

Tutti noi conosciamo o abbiamo almeno sentito parlare di Palazzo Grazioli, in pieno centro a Roma, ma pochi avranno notato la statua felina posta sul lato dell’edificio che da su via della Gatta (la via prende il nome proprio dalla statua).

La statua della gatta venne posta durante il restauro del 1874, questa era stata rinvenuta nel vicino tempio di Iside e rappresentava, con molta probabilità, la divinità egizia di Bastet. La scelta dell’ubicazione è avvolta dal mistero, su cui i romani ovviamente hanno creato numerose legende e aneddoti. I più famosi sono tre.

Il primo narra che durante un incendio in zona, una gatta avrebbe avvisato del pericolo miagolando, salvando gli abitanti (l’incendio non fece vittime).

La seconda, più affascinante, narrerebbe di un ricchissimo tesoro nascosto in un punto imprecisato indicato dallo sguardo dell’animale. Tale ipotesi potrebbe essere la più accreditata a chi considera i libri come tesoro inestimabile: in quella direzione infatti è presente solo la Biblioteca Rispoli.

La terza e forse più verosimile è quella che vede la gatta sempre protagonista di un salvataggio di un bambino in bilico sul cornicione del palazzo: la gatta avrebbe avvisato la mamma distratta che riuscì poi a salvare il figlio. La statua in effetti ha dei tratti materni e protettivi e sarebbe stata posta là dove il bambino avrebbe rischiato la vita.

 

A voi quale delle tre versioni piace di più?

Rione Celio- Scopriamo Roma

E’ il XIX rione di Roma, nonché uno dei sette colli. Nasce ufficialmente nel 1922 in seguito ad una separazione dal rione Campitelli.
Il suo stemma è un africano con un copricapo a forma di elefante con spighe d’oro, probabile richiamo ai legionari africani, capeggiati da Scipione l’Africano, che vi risiedevano.
Il nome è di derivazione etrusca, ovvero da Celio Vibienna, che fu il primo a porre un accappamento militare proprio su questo colle, che diede il via al conflitto con Aule Vipinas e Macstrina, da cui quest’ultimo uscì vincitore, divenendo re Servio Tullio.
Il rione si estende da Monti fino a Porta S. Sebastiano e da San Saba a San Gregorio.
Tra i suoi monumenti più famosi troviamo il Colosseo, la Domus Aurea e l’arco di Costantino, Villa Celimontana, la basilica dei santi Pietro e Paolo e le porte di S. Sebastiano, Metronia e Latina (era presenti altre due porte, Celimontana e Querquetulana, ora scomparse).

Trovandosi fuori dal recinto pomerio (confine sacro di Roma), era possibile edificare monumenti a divinità straniere. All’epoca reppubblicana, difatti, risalgono numerosi sepolcri (Villa Celimontana).
In epoca imperiale sorse il tempio del Divo Claudio, dedicato all’imperatore Claudio, divinizzato dopo la morte. In questio periodo l’area conobbe una ricca crescita edilizia, soprattutto per quanto riguarda le strutture militari.
Arrivando ai giorni nostri, la zona, agli inizi del XX secoli, subit vistosi ritocchi e numerose ville di lusso vennero abbattute per fare posto a strade e abitazioni più piccole. 

Le catene di San Pietro- Scopriamo Roma

La chiesa di San Pietro in Vincoli deve il suo nome alle catene (vincula in latino) che sono conservate al suo interno. Queste catene (ben due) sono appartenute al famoso Santo ed hanno una storia molto interessante.

Le prime sono quelle che hanno tenuto imprigionato Pietro, insieme a Paolo, nel Carcere Mamertino, sotto al Campidoglio, mentre le seconde sono quelle che portava quando era prigioniero a Gerusalemme, anni prima. Come facciamo a sapere che sono le sue?

Si dice che Papa Leone Magno in chiesa le abbia avvicinate e queste siano diventate un tutt’uno. Se non ci credete, potete andare voi stessi a vedere… le catene sono ancora lì.

Nino Manfredi- Scopriamo Roma

Pur non essendo nato a Roma, Saturnino “Nino” Manfredi può essere considerato, senza problema alcuno, romano di adozione e uno dei suoi più grandi rappresentanti cinematografici. Tanto che a lui è stata dedicata, pochissimo tempo dopo la sua morte, la strada principale del giardino degli aranci

Esordisce a teatro a 24 anni, dopo aver terminato gli studi universitari. Qui il suo tirocinio sarà lungo e lo porterà a recitare accanto a mostri sacri come Eduardo De Filippo e Orazio Costa.

L’esordio al cinema è del 1949 con Torna a Napoli, film che sarà un discreto flop. Ciò non lo scoraggia, grazie anche al buon seguito teatrale e televisivo.

Ma il successo cinematografico non tarderà ad arrivare. Negli anni ’50-’60 infatti, grazie alla scelta stilistica di rappresentare i personaggi tipici dell’Italia del boom economico, Manfredi incontrerà i primi successi (Gli innamorati, 1954; L’impiegato 1959; Io la conosco bene 1965). E’ qui che viene consacrato come una delle colonne portanti della commedia italiana. Nella seconda metà degli anni ’60, sono stati i film che lo portarono a lavorare con Alberto Sordi, Dino Risi, Ugo Tognazzi, Ettore Scola a creare quel filone italiano di cinema che ben raccontava il nostro paese di quel periodo.

Nel 1971 per la TV interpreterà Geppetto nel fortunato sceneggiato a puntate Pinocchio di Luigi Comencini.

Durante gli anni ’70 scopriamo anche le doti canore di Manfredi: tutti noi, infatti conosciamo la sua versione di “Tanto pe’ cantà”.

Fu anche testimonial di numerosi Caroselli fino agli anni ’90. Ve lo ricordate “Più lo mandi giù e più ti tira su” della Lavazza.

Perfezionista e pignolo nel suo lavoro, rimase una persona umile e discreta. Ha attraversato mezzo secolo di cambiamenti restando fedele a sè stesso e alla sua passione di tutta una vita: la recitazione. Il suo ultimo film, La fine di un mistero, dove interpreta il poeta Garcia Lorca, è del 2003, anno dell’ictus che lo porterà alla morte l’anno seguente, a 83 anni.

L’isola Tiberina- Scopriamo Roma

L’Isola Tiberina è nata a causa di un alluvione in epoca pre-romana. E’ collegata alle sponde dal Ponte Cestio e dal Ponte Fabricio.

E’ fin dall’epoca repubblicana associata alla salute, in quanto durante un’epidemia di peste, una nave di ritorno dalla Grecia (la quale si era recata a pregare il dio Esculapio affinchè ponesse fine alla pandemia che fece più di 10 milioni di morti in 30 anni), si incagliò sulle sue rive. Da questa ne uscì un serpente, simbolo del dio Esculapio. Da qui i romani interpretarono il segno come volontà del dio di costruire un tempio in suo onore (289 a.C.). Leggenda vuole che l’acqua della sua fonte avesse poteri curativi.

Nel X secolo l’imperatore Ottone III, fece erigere sulle sue rovine del tempio la chiesa Chiesa di San Bartolomeo (ancora visibile e in buono stato).

Nel XVI secolo, proprio a causa di tale credo dell’isola come luogo di cura, venne eretto l’ospedale, tutt’oggi ancora operativo e conosciuto come “Fatebenefratelli”.

Le terme di Agrippa- Scopriamo Roma

Sono le più antiche terme pubbliche di Roma (del 19 a.C.), per le quali venne fatto costruire un acquedotto dedicato (quello dell’Aqua Virgo), attualmente ancora in funzione.

Purtroppo di queste terme restano solo alcune esedre* circondate da palazzi ottocenteschi. La particolare conformazione semicircolare dei resti di questi palazzi ha dato il nome alla via antistante, ovvero “Arco della Ciambella”.

Le terme videro diverse opere di restauro durante l’Impero. Fino V secolo ne abbiamo testimonianza scritta che erano ancora funzionanti. Probabile che il loro smantellamento iniziò verso il VII secolo per il riciclo dei materiali edilizi a causa del crescente aumento della popolazione, durante il Medioevo, del vicino Campo Marzio.

*esedre: rientranza coperta superiormente da una semicupola, solitamente la si trova sulla facciata anteriore di un palazzo

 

Foto presa da http://www.elevamentealcubo.it/

Un orgasmo dove non te lo aspetti- Scopriamo Roma

Indirizzo: via 20 Settembre 17

Zona: Centro storico (Rione Sallustiano)

Epoca:: 1647-1652

Con il capolavoro de l’Estasi di Santa Teresa, presente in Santa Maria della Vittoria, il Bernini ha rappresentato il primo orgasmo in marmo della storia.

Ovviamente c’è chi sostiene che si tratti di vera estasi mistica. Ma la faccia furbetta dell’angelo e le parole della stessa santa ci lasciano nel dubbio:

Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura.

Vidi nella sua mano una lunga freccia, alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale, che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata…

Non contento, poi Bernini replicò con la “Beata Ludovica Albertoni”, a San Francesco a Ripa.