I romani hanno l’abitudine di distorcere nomi e cognomi, inventare nomignoli e via dicendo. Stessa sorte toccò a Giorgio Castriota Scanderbeg, rinominato Scannabecchi.
Guerriero e condottiero albanese del XV secolo, temuto dall’esercito ottomano e difensore della fede Cristiana. Castriota deve il suo nomignolo ai turchi stessi (Skander= Alessandro, condottiero, virile; beg= principe). Uomo carismatico e con un’educazione raffinata, conosceva numerose lingue e possedeva una tattica militare invidiabile. In tarda età, pare per motivi economici (anche se le voci sono discordanti su quanto effettivamente Scanderbeg percepiva dallo Stato Pontificio), venne a Roma dove si fece costruire casa in quella che sarà Piazza Scanderbeg 117, proprio all’ombra del Quirinale (sede all’epoca dei papi).
Ogni volta che i turchi violavano la pace, lui partiva e li domava. Muore nel 1468 e leggenda narra che all’apprendere tale notizia i turchi si precipitarono contro l’Albania e che bastò esporre il corpo esanime su un cavallo del condottiero per far svignare le orde ottomane.
A tutt’oggi in piazza Albania, una statua equestre del fiero e glorioso Scandeberg sovrasta la piazza che segna l’ingresso al quartiere Aventino.