Famoso poeta romanesco, nasce in via del Babuino 114 (qui potete trovare anche una targa commemorativa). Resta orfano a soli 3 anni e, a causa di ciò, crebbe sotto la guida del padrino, il marchese Ermenegildo Del Cinque, il quale molto probabilmente sarà colui il quale gli farà conoscere Filippo Chiappini poeta romano seguace del Belli.
La sua istruzione si interruppe presto (probabilmente in terza elementare) a causa della svogliatezza e dello scarso impegno.
Nel 1887, sul Rugantino (una rivista redatta in dialetto romanesco e nata nel 1848 e tutt’ora attiva Rugantino.it) appare L’invenzione della stampa, a firma con lo pseudonimo Trilussa (anagramma di Salustri). Da qui in poi il poeta pubblicò più di 50 poemi in due anni.
La crescente celebrità lo portò alla prima pubblicazione, nel 1889, con la raccolta Stelle de Roma, ed anche alle prime crithce. I seguaci del Belli, infatti, vedevano di cattivo occhio la scelta di mischiare troppo all’italiano il romanesco. Probabilmente fu proprio questa la fortuna di Trilussa: era questo il linguaggio parlato dalla piccola borghesia emergente a Roma, che rendeva il romano di più facile e immediata comprensione.
Nel 1893 entrò a far parte del giornale Don Chischiotte de Roma, occupandosi della parte relativa alla satira politica dell’epoca. Il giornale era a diffusione nazionale. Il costante consenso del pubblico, portò nel 1895 alla pubblicazione delle Favole rimodernate, di cui La cecala e la formica, fu la prima. In pratica Trilussa riprende le antiche favole di Esopo, per tirare fuori la morale del suo tempo.
Lo spirito umoristico, si traduceva anche in disegni dal tratto accattivante e in testi che scriveva anche per l’amico Petrolini. Amante della bella vita, preferiva osterie e caffè ai salotti e ai cenacoli intellettuali.
Nel 1950 Einaudi lo nominò senatore a vita, nomina che Trilussa commentò così: “M’hanno nominato senatore a morte“. Egli si spense, infatti, il 21 dicembre dello stesso anno a 79 anni.