Revoke Consent

Rione Pigna- Scopriamo Roma

IX Rione di Roma
Legenda vuole che il nome derivi da una grossa pigna che originariamente si trovava su Largo di Torre Argentina, vicino le scomparse Terme di Agrippa. Probabilmente aveva la funzione di fontana e attualmente si trova in Vaticano nel cortile che prende il suo nome. Probabile che si trovi lì dal 750.
Tale pigna ha una menzione illustre, ovvero il XXXI canto dell’Inferno dantesco:
“La faccia sua mi parea lunga e grossa come la pina di San Pietro a Roma”

Al suo posto venne costruita una fontana in travertino a forma di pigna come forma di “risarcimento”. 
L’origine più probabile del nome è che esso derivi dalla Vigna Tedemari, che occupava gran parte del rione anche nella divisione trecentesca della città. Qui la zona viene chiamata semplicemente “Vigna” che, col passare degli anni è divenuta “pigna”. 
Numerosi sono i monumenti e luoghi di interesse che troviamo in questo rione: il Pantheon, il Collegio Romano, piazza Venezia, Piazza del Gesù, Piazza Grazioli e molt’altri. 
Pigna fu uno dei rioni che, durante il Medioevo, rimase abitato, aiutandone la sua conservazione originale. 

La festa di S. Giovanni- Scopriamo Roma

La festa di San Giovanni nasce nel 1891, veniva celebrata il 24 giugno, vicino al solstizio d’estate.

Anticamente la festa, soppiantata dal cristianesimo era quella della “For Fortuna”. La dea Fortuna è una delle divinità più antiche di Roma, il cui culto fu particolarmente favorito dal re Servio Tullio.

Non va confusa con Sors, la Sorte, in quanto Fortuna ha sempre un carattere positivo (anche se a volte doppio).

Nonostante come tutte le divinità pagane ne sia stato bandito il culto con l’editto di Teodosio, la sua figura rimane come simbolo della sorte, buona o cattiva, e come essa compare spesso nell’iconografia medievale.

E’ la notte in cui tutti i demoni e spiriti maligni potevano infestare la Città Eterna. Una notte in cui la magia era la protagonista. Infatti nelle credenze popolari, le streghe avrebbero sorvolato Roma, passando sopra alla Basilica di San Giovanni, per recarsi all’annuale sabba che si teneva presso il noce di Benevento.

Tra le streghe, la leggenda vuole che ci fossero anche Erodiade e sua figlia Salomè, condannate a vagare per il mondo su una scopa per espiare la colpa di aver fatto decapitare San Giovanni.

I Romani si davano (e si danno tutt’ora) appuntamento vicino alla basilica per vederle passare e portavano con loro speciali strumenti magici di protezione tra cui le “spighette” riposte nella biancheria e il “garofoletto” ossia un piccolo fiore che veniva benedetto quel giorno durante la Messa. Prima di recarsi in piazza San Giovanni, venivano compiuti dei riti protettivi sulla casa, fosse protetta dalle streghe, dagli spiriti e da qualunque altra minaccia del genere.

Tra queste scaramanzie c’era la consuetudine di versare un po’ di sale sulla soglia, di incrociare le scope e di recitare alcune giaculatorie (preghiere recitate a memoria, a voce o a mente, in uso soprattutto nella fede popolare), nella convinzione che le streghe, enormemente curiose, non avrebbero resistito a contare i fili della scopa o i chicchi di sale prima di entrare in casa.

Il piatto tipico di questa serata erano le lumache al sugo, mangiate con tutte le corna: il piatto infatti era un modo per esorcizzare e metter fine alle discordi in atto con conoscenti, parenti e amici. Un modo per distruggere le avversità.

Tipici erano i falò per tenere lontani gli spiriti maligni e per purificare la terra.

Un’altra particolarità dell’Antica Festa di San Giovanni era che in questa occasione venivano aperti al pubblico i bagni del Tevere, ed era permesso bagnarsi nella fontana di San Giovanni poiché si pensava che quel giorno il Santo donasse particolari virtù.

Il Colosseo- Scopriamo Roma

L’anfiteatro Flavio o Colosseo venne inaugurato nell’80 a.C. dall’imperatore Tito. E’ il monumento più rappresentativo della città di Roma e dell’Impero Romano.

Il nome è dovuto alla presenza della statua di Nerone che si trovava lì accanto, chiamata Colossus. E’ il primo monumento a Roma concepito in scala monumentale. La sua capacità era di circa 50 mila posti ed era sormontato da un insieme di tende che servivano per proteggere gli spettatori dal sole. L’arena era in legno e non si è conservata, diversamente dai meccanismi che permettevano ai gladiatori di entrare in scena.          

Un tempo denominata “piazza del Trullo” era un luogo abbastanza anonimo e sporco e spoglio, teatro di numerose esecuzioni fino a metà dell’Ottocento. Pasquale II (XII secolo) fece costruire la chiesa dedicata a San Maria, il cui contributo alla sua realizzazione venne proprio dal popolo, dal quale trasse il nome sia la piazza che la chiesa.

Nel 1600 videro la luce le due chiese gemelle che formano il bellissimo “tridente” (via del Babuino, via del Corso, via Ripetta). La forma attuale è merito dell’architetto Giuseppe Valadier, il quale aggiunse le fontane laterali, conferendo alla piazza la forma ellittica e migliorando le rampe d’accesso al Pincio e fece spostare l’obelisco egizio sopra la fontana centrale con i quattro leoni.

Il Colosseo è presente anche nei nostri “Taxi City Tour“, scopri di più.

La Festa del Sol Invictus- Scopriamo Roma

L’antica feste del “sole invitto” cade proprio a ridosso del Natale. Scopriamo le suo origini

Indirizzo: n.p.

Zona: Palatino/Quirinale

Periodo: III secolo d.C.

Con l’entrata ufficiale dell’inverno coincidono tantissime festività per cui il Natale in realtà è celebrato da numerose religioni e culture. Nato in Egitto e Siria, il culto prevedeva, la notte tra 24 e 25 dicembre che i sacerdoti annunciassero che la Vergine aveva partorito il Sole, che raffigurava la vittoria della luce sulle tenebre.

Nell’antica Roma tale festa comparse con l’imperatore Eliogabalo (sebbene ve ne siano tracce già con Caracalla) il quale gli dedicò un tempio sul Palatino (Elagabalium si trovava nella parte nord-occidentale e venne costruito tra il 218 e il 222), il quale, in epoca repubblicana, era la sede di molti culti a Roma. Verso la fine del III secolo (intorno al 274 d.C.), l’imperatore Aureliano riprese tale culto grazie anche all’aiuto mostrato da Emesa (città della Siria) in guerra. Trasferì i suoi sacerdoti del Sol Invictus presso il Quirinale. Aureliano, infatti, aveva notato come il culto del sole fosse presente nelle tante religioni presenti nell’Impero Romano e volle dare importanza a questo culto per migliorare la coesione delle regioni dell’Impero.

Una via per il papa- Scopriamo Roma

Ogni volta che il papa doveva raggiungere il Laterano da San Pietro, doveva fare i conti con i vicoletti e anfratti. Sisto IV, nella seconda metà del XV secolo decise di farla finita (era pur sempre il papa!): progettò e fece “tirare una linea” che solcava Campo Marzio attraverso i Coronari, le Coppelle, il collegio Capranica e Colonna. Tale “linea” venne chiamata, all’origine, “via Recta”.

Lunga 500 metri venne subito utilizzata come scorciatoia dai migliaia di pellegrini per raggiungere San Pietro. Ciò fece sorgere, lungo la via, moltissimi venditori di immagini sacre e corone che portarono a rinominare la via “dei Coronari”.

G.R.A. il cognome di una strada- Scopriamo Roma

Indirizzo: Tutto intorno a Roma

Lunghezza: 68,2 km

Epoca: Contemporanea (1951 primo tratto)

Eugenio Gra, direttore generale dell’ANAS, all’epoca della realizzazione del Raccordo fu il principale ideatore e sostenitore dell’opera e il suo apporto fu di tale rilevanza che si usò per consuetudine, nelle fasi di progettazione e costruzione, riferirsi alla strada con il nomignolo «Il Gra».

Per mantenere tale nomenclatura fu quindi studiato ad arte l’acronimo Grande Raccordo Anulare.

S. Paolo fuori le mura- Scopriamo Roma

Indirizzo: Piazzale S. Paolo

Zona: S. Paolo

Epoca:: IV secolo d.C.

 

Innalzata sulla via Ostiense, dove secondo la tradizione fu sepolto l’apostolo Paolo, è la più grande basilica di Roma dopo quella di San Pietro. La prima basilica voluta da Costantino (nel 324) risultò inadeguata e venne quindi ricostruita completamente, nel 395, sotto il regno congiunto di tre imperatori. Tale struttura rimarrà intatta fino al disastroso incendio del 1823, che risparmiò soltanto il transetto e l’abside.

Fu riedificata, per volere di Leone XII, seguendo le dimensioni e la pianta originale; venne consacrata nel 1840 ancora incompleta. Nel 1928 fu aggiunto Il vasto quadriportico esterno, formato da quasi 150 colonne.

I sampietrini

Indirizzo: n/a

Zona: Centro Storico/ via Appia Antica

Epoca:: Cinquecento

Avete presente il lastricato tipico di Roma? Sì, quello maledetto da automobilisti e motociclisti. Loro, i sampietrini. Croce e delizia della Capitale.

Da dove prendono il loro nome? Da loro “luogo di nascita”, ovvero San Pietro. I blocchi di selce (motivo per cui in romano vengono spesso chiamati “serci”) venivano estratti dalle zone vulcaniche del viterbese o dei colli albani e furono usati per la prima volta nel Cinquecento per agevolare il passo delle carrozze. La prima strada su cui venne usata questa innovativa pavimentazione, fu proprio piazza San Pietro.

Al giorno d’oggi, sono in tanti a lamentare l’elevato costo di manutenzione e la poca sicurezza che i sampietrini rappresentano. Qualche anno fa, si pensò anche di venderli ai turisti cinesi che li amano spasmodicamente.

Che piacciano o meno, rendono sicuramente ancora più peculiare la nostra città di Roma.

La Piramide Cestia- Scopriamo Roma

Indirizzo: Via Raffaele Persichetti

Zona: Centro Storico

Epoca:: I sec. a.C.

Costruita in stile egizio, è la tomba voluta da Caio Cestio (politico e membro del collegio sacerdotale). Il monumento venne inglobato nelle mura Aureliane nel III secolo ed è così che si presenta a tutt’oggi.

L’interno è visitabile solo su prenotazione ed è aperto solo il sabato.

Mario Monicelli- Scopriamo Roma

E’ stato uno dei più celebri registi italiani e maggiori esponenti della commedia all’italiana. A lungo si ritenne che Monicelli fosse di Viareggio, complice anche la sua ambiguità. Grazie al critico Della Chiesa, venne alla luce che era nato e vissuto a Roma, nel quartiere Prati, fino all’età di 11 anni.

La sua prima pellicolo è del 1934, un corto dal titolo Cuore rivelatore, girato insieme all’amico Alberto Mondadori. Nell’anno segente, vide la luce il primo lungometraggio, I ragazzi della via Paal.

Nel 1937 dirige, sotto psudonimo, Pioggia d’Estate, dove Monicelli è regista, sceneggiatore e soggettista. Come lo stesso regista ammise, questo fu il filme che gli insegno a scrivere per il cinema, a girare e a trattare con gli attori.

Famoso era la sua capacità di far venire alla luce le doti nascoste degli attori. Fu lui infatti che trasformò Sordi in attore drammatico, con film come Un borghese piccolo piccolo, o Vittorio De Sica e Monica Vitti in attori comici e irriverenti.

Monicelli vivrà professionalmente una vita molto prolifica che inizierà a rallentare, senza smettere con l’avanzare dell’età. Egli difatti, per sua ammissione, temeva di più l’incapacità di continuare a lavorare piuttosto che la morte. Del 2010, anno della sua morte, è infatti anche il suo ultimo lavoro, un corto (La nuova armata Brancaleone) con il quale criticava i tagli imposti alla cultura.

Nonostante la celebrità, figli e nipoti, decise di vivere da solo, convinto che costringersi all’auto sufficienza lo mantenesse sveglio e reattivo, piuttosto che la vicinanza di qualcuno che ti aiuta in ogni cosa per rispetto all’anzianità.

Un tumore alla prostata in stadio avanzati, lo porto a suicidarsi lanciandosi dalla finestra dell’ospedale S. Giovanni Addolorata di Roma, nel novembre del 2010.