Pur non essendo nato a Roma, Saturnino “Nino” Manfredi può essere considerato, senza problema alcuno, romano di adozione e uno dei suoi più grandi rappresentanti cinematografici. Tanto che a lui è stata dedicata, pochissimo tempo dopo la sua morte, la strada principale del giardino degli aranci
Esordisce a teatro a 24 anni, dopo aver terminato gli studi universitari. Qui il suo tirocinio sarà lungo e lo porterà a recitare accanto a mostri sacri come Eduardo De Filippo e Orazio Costa.
L’esordio al cinema è del 1949 con Torna a Napoli, film che sarà un discreto flop. Ciò non lo scoraggia, grazie anche al buon seguito teatrale e televisivo.
Ma il successo cinematografico non tarderà ad arrivare. Negli anni ’50-’60 infatti, grazie alla scelta stilistica di rappresentare i personaggi tipici dell’Italia del boom economico, Manfredi incontrerà i primi successi (Gli innamorati, 1954; L’impiegato 1959; Io la conosco bene 1965). E’ qui che viene consacrato come una delle colonne portanti della commedia italiana. Nella seconda metà degli anni ’60, sono stati i film che lo portarono a lavorare con Alberto Sordi, Dino Risi, Ugo Tognazzi, Ettore Scola a creare quel filone italiano di cinema che ben raccontava il nostro paese di quel periodo.
Nel 1971 per la TV interpreterà Geppetto nel fortunato sceneggiato a puntate Pinocchio di Luigi Comencini.
Durante gli anni ’70 scopriamo anche le doti canore di Manfredi: tutti noi, infatti conosciamo la sua versione di “Tanto pe’ cantà”.
Fu anche testimonial di numerosi Caroselli fino agli anni ’90. Ve lo ricordate “Più lo mandi giù e più ti tira su” della Lavazza.
Perfezionista e pignolo nel suo lavoro, rimase una persona umile e discreta. Ha attraversato mezzo secolo di cambiamenti restando fedele a sè stesso e alla sua passione di tutta una vita: la recitazione. Il suo ultimo film, La fine di un mistero, dove interpreta il poeta Garcia Lorca, è del 2003, anno dell’ictus che lo porterà alla morte l’anno seguente, a 83 anni.