Giovanni Bugatti, meglio conosciuto come Mastro Titta nacque nel 1779 e morì nel 1869.
“Er boja de Roma” è stato uno dei boia più longevi e “proficui” dello Stato Pontificio. Si calcola che nei 68 anni di servizio, furono 515 le esecuzioni capitali che eseguì.
Il suo personaggio divenne famoso, grazie alla sua solerzia e pignoleria con cui eseguiva uno dei lavori più ignobili al mondo.
Aveva anche una bottega presso cui riverniciva gli ombrelli. Si considerava un buon cristiano che operava per volere di Dio e della Chiesa, in maniera meticolosa, precisa e asettica. Difatti nelle numerosi raffigurazioni dell’epoca, non viene ritratto con alcuna emozione in volto, sia questa di commiserazione o sadismo.
Dickens, in un soggiorno romano, assistette a un’esecuzione che descrisse così:
“Fu uno spettacolo brutto, sporco, ributtante; il cui unico scopo non era altro che un’opera di macelleri“
Come spesso accade a chi esegue lavori “estremi, nella vita privata appare come una persona tranquilla e mansueta. Così Mastro Titta viene raffigurato come un uomo sobrio e decoroso.
Calò per l’ultima volta la scure a 85 anni (1864). Lo Stato Pontificio gli assegnò una pensione per i servizi svolti per così tanti anni. E’ a questo punto che, grazie all’abile mano di qualche ghost writer e la furbizia di Edoardo Perino, editore scaltro che cavalcava l’onda del successo grazie a pubblicazioni di stampo popolare, che uscì Memorie di un Boia, la biografia del Bugatti che ampliò l’eco del suo personaggio.
Mastro Titta morì nel 1869, a 90 anni, lì dove era sempre vissuto, a vicolo del Campanile 4. Non vi aspettate targhe commemorative però. Di lui potete osservare il temuto mantello rosso presso il museo criminologico di Roma.