La festa di San Giovanni nasce nel 1891, veniva celebrata il 24 giugno, vicino al solstizio d’estate.
Anticamente la festa, soppiantata dal cristianesimo era quella della “For Fortuna”. La dea Fortuna è una delle divinità più antiche di Roma, il cui culto fu particolarmente favorito dal re Servio Tullio.
Non va confusa con Sors, la Sorte, in quanto Fortuna ha sempre un carattere positivo (anche se a volte doppio).
Nonostante come tutte le divinità pagane ne sia stato bandito il culto con l’editto di Teodosio, la sua figura rimane come simbolo della sorte, buona o cattiva, e come essa compare spesso nell’iconografia medievale.
E’ la notte in cui tutti i demoni e spiriti maligni potevano infestare la Città Eterna. Una notte in cui la magia era la protagonista. Infatti nelle credenze popolari, le streghe avrebbero sorvolato Roma, passando sopra alla Basilica di San Giovanni, per recarsi all’annuale sabba che si teneva presso il noce di Benevento.
Tra le streghe, la leggenda vuole che ci fossero anche Erodiade e sua figlia Salomè, condannate a vagare per il mondo su una scopa per espiare la colpa di aver fatto decapitare San Giovanni.
I Romani si davano (e si danno tutt’ora) appuntamento vicino alla basilica per vederle passare e portavano con loro speciali strumenti magici di protezione tra cui le “spighette” riposte nella biancheria e il “garofoletto” ossia un piccolo fiore che veniva benedetto quel giorno durante la Messa. Prima di recarsi in piazza San Giovanni, venivano compiuti dei riti protettivi sulla casa, fosse protetta dalle streghe, dagli spiriti e da qualunque altra minaccia del genere.
Tra queste scaramanzie c’era la consuetudine di versare un po’ di sale sulla soglia, di incrociare le scope e di recitare alcune giaculatorie (preghiere recitate a memoria, a voce o a mente, in uso soprattutto nella fede popolare), nella convinzione che le streghe, enormemente curiose, non avrebbero resistito a contare i fili della scopa o i chicchi di sale prima di entrare in casa.
Il piatto tipico di questa serata erano le lumache al sugo, mangiate con tutte le corna: il piatto infatti era un modo per esorcizzare e metter fine alle discordi in atto con conoscenti, parenti e amici. Un modo per distruggere le avversità.
Tipici erano i falò per tenere lontani gli spiriti maligni e per purificare la terra.
Un’altra particolarità dell’Antica Festa di San Giovanni era che in questa occasione venivano aperti al pubblico i bagni del Tevere, ed era permesso bagnarsi nella fontana di San Giovanni poiché si pensava che quel giorno il Santo donasse particolari virtù.